Coronavirus ed Economia: possibilità, opzioni e speranze. L’intervista al professore Faraci

Il Coronavirus attanaglia l’Italia e non solo. Gli assetti economici del nostro paese sono messi a dura prova e proprio di questo abbiamo parlato con Rosario Faraci, Professore di Economia e gestione delle imprese e presidente del corso di laurea in Economia Aziendale dell’Università di Catania.

Prof. Faraci può aiutarci a delineare la situazione attuale nel nostro Paese?

La situazione attuale dal punto di vista economico chiaramente è drammatica. Però in questo momento l’obiettivo – direi anche per fortuna in chiave solidale – è la tutela della salute di tutti i cittadini italiani e del mondo. La priorità del momento è arginare e sconfiggere il Coronavirus. Il periodo economico attraversato dall’Italia e più nello specifico dalla Regione Sicilia non era dei migliori già prima del virus e dopo questa pagina dell’emergenza Covid-19 il ritorno alla normalità sarà sicuramente ancora più duro. Lo intuiamo dal fatto che in questo momento tutti sono obbligati a stare a casa. Chi ha uno stipendio, una pensione o un sussidio sta a casa sapendo di potere poi contare sul fatto che tali entrate finanziarie non mancheranno. Ci sono però anche tantissimi imprenditori, piccoli e grandi imprenditori, che sono obbligati a stare a casa e ogni giorno che passa perdono soldi; non sanno se potranno ripartire o in quali condizioni potranno farlo quando l’emergenza sarà superata. Allora in queste circostanze la finalità principale, e lo si vede anche dai primi documenti e provvedimenti che il Governo nazionale sta emanando, è di introdurre liquidità nel sistema. Per farlo, in sostanza per consentire alle famiglie e alle imprese di avere più denaro in tasca, ha un ruolo fondamentale la Banca Centrale Europea. Il sistema delle banche centrali, e per noi il riferimento fondamentale in tal senso è la Banca d’Italia, ha il compito di immettere liquidità nel sistema bancario. A questo punto anche le banche commerciali possono assicurare liquidità alle imprese e alle famiglie, ad esempio sospendendo i mutui o rinegoziando completamente i prestiti. Un soggetto che ha contratto un mutuo sa che a fine mese la banca addebiterà la rata; con i nuovi provvedimenti varati dal Governo sarà possibile pagare solo una parte, la cosiddetta “quota interessi”, mentre la “quota capitale” verrà differita in avanti. Questo significa che famiglie e imprese potranno fronteggiare l’emergenza liquidità; dunque possono già contattare fin d’ora le banche che si stanno attrezzando e muovendo in questa situazione. Sono a conoscenza di banche che hanno già emanato provvedimenti, rendendoli di conseguenza esecutivi presso le agenzie e gli sportelli. Però c’è altro. Il piccolo imprenditore, ad esempio, ha moltissime scadenze fiscali. Non ci dimentichiamo che prima dell’allarme Coronavirus, l’Italia è stata ed è anche adesso tra i Paesi nei quali il fisco pesa maggiormente sui diversi settori dell’economia. Il Governo sta mettendo a punto un provvedimento o più di uno in tal senso: differire il pagamento delle imposte, postergare il versamento dell’IVA e dei contributi previdenziali, e così via. Misure che riguardano globalmente tutte una serie di voci che lo Stato comunemente percepisce o percepirebbe dagli imprenditori e che in questo momento il Governo è disposto a postergare per sgravare le imprese e per dare loro liquidità. È chiaro che le imposte vengono solo differite e non cancellate, non c’è nessun colpo di spugna. Ciò vuol dire che se un imprenditore viene alleggerito dal pagare le tasse, può riprendere fiato dal punto di vista della liquidità. Teniamo ancora presente che si sta studiando addirittura circa la possibilità di dare un indennizzo per professionisti e per piccoli imprenditori con fatturato al di sotto di 400mila euro annuo. Quindi una sorta di piccolo sostegno finanziario di alcune centinaia di euro al mese ma che servirà in qualche modo proprio per aiutare questi piccoli imprenditori e professionisti. Dopo di che speriamo di arginare il Coronavirus, uno di quegli eventi che gli economisti definiscono “Il Cigno Nero”, dunque inaspettato. Poi ricomincerà la ricostruzione economica, non solo per l’Italia ma pure per gli altri Paesi. È come se ci fosse la ricostruzione economica post-guerra; durante la guerra vengono distrutte le città, e fortunatamente in questo caso non lo sono state, però si è smantellato un tessuto di relazioni economiche e sociali che è la forza del nostro paese”.

I provvedimenti che sono stati assunti in relazione alla situazione attuale li ritiene positivi per una ripresa più veloce oppure crede che ci sarà comunque un contraccolpo importante?

“Il contraccolpo c’è, non c’è dubbio. Perché quando una attività economica, che non rientra tra quelle che per il momento possono rimanere aperte, è chiusa e si trova in una condizione di stand-by, questa situazione provoca all’impresa la perdita della possibilità di generare fatturato. A fronte di ricavi mancati comunque i costi rimangono sempre, per cui il contraccolpo c’è. Ma anche per le attività che sono aperte e lavorano a regime ridotto, l’emergenza Covid-19 colpisce anche loro. Quando c’è una situazione del genere non c’è nessun’altra misura più efficace a livello governativo e delle banche centrali se non quella di immettere liquidità nel sistema. Quindi noi che cosa ci aspettiamo? Parliamo in primis di provvedimenti che il Governo sta adottando ma strada facendo ne adotterà altri. Il problema è che in Italia non abbiamo un sistema informativo per quanto riguarda le attività economiche tale da consentirci di fare una fotografia al momento di quello che sta succedendo alle imprese. Mentre abbiamo il conteggio di quello che avviene ogni giorno tra contagi, decessi e guariti dal virus, per cui lo ricostruiamo strada facendo; non si sa molto sulle attività economiche. Ad esempio, non c’è dubbio che le filiere del turismo, degli spettacoli e dei trasporti fra tutte sono al momento quelle più penalizzate. Perché quando non ci sono aerei e persone che arrivano, turisti che alloggiano nelle strutture, visitano i parchi, i musei e tutto quello che ruota attorno al turismo, questo settore crolla in un istante. Stessa cosa accade per quanto riguarda gli spettacoli. Al momento teatri e strutture dello spettacolo sono chiusi; gli alberghi tendenzialmente possono rimanere aperti ma di fatto non ci va nessuno. Poi è penalizzata la filiera dei trasporti perché sappiamo che in un paese come l’Italia il trasporto su gomma è fondamentale; si tratta di un settore collegato a tutti gli altri. Se ci sono fabbriche chiuse, non ci sono trasportatori. In questo momento i trasporti sono legati ai generi alimentari, agli approvvigionamenti per le farmacie”.

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